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Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri

254918
Saltini, Guglielmo Enrico 16 occorrenze
  • 1862
  • Le Monnier
  • Firenze
  • critica d'arte
  • UNIFI
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Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri

venturo. Lo studio della civiltà di un popolo comprende intiero e sotto ogni aspetto quello del suo sapere, e la storia artistica, scientifica e

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Ma se al regio architetto Paoletti si deve grande riconoscenza per quello che fece, più assai conviene tributargliene per quello che seppe insegnare

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architettoniche degne di essere ammirate. Però di suo fece poco e non bene, se vogliansi eccettuati alcuni riattamenti in Venezia al Palazzo Regio, a quello

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assai buone proporzioni il teatro diurno, detto l’Arena Goldoni, e anche coadiuvato il Del Rosso nella costruzione di quello notturno; passò a

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del marmo, a quelle più vere della scultura. Lo dica quello stesso velo di che volle coperta la faccia di questa Fede, per secondare il gusto

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Superiore in merito al Carradori e di gran lunga, come quello che primo stampò un orma sicura sul nuovo campo dell’arte, fu STEFANO RICCI fiorentino

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anche sua lodata opera il Dante seduto, che sta nelle sale dell’Accademia Labronica in quella città, ma non può dirsi lo stesso di quello che fece

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il migliore, quello della cappella del Poggio Imperiale esprimente l’Assunzione della Vergine. E meritano anche speciale menzione un suo cartone

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ancora col metodo dell’encausto (da esso, per quello che ne diceva, perfezionato), sul muro dell’abside della chiesa di Sant’Alessandro. Gli Scritti

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corretto nel disegno e nella esecuzione finito. Fece poco, perchè spese la vita nell’insegnamento; ma i suoi quadri, e quello singolarmente, una selva

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la facciata della chiesa di San Marco fatta nel 1777. Il primo è una poco lodevole imitazione di quello costantiniano di Roma, con l’aggiunta di goffi

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notarsi quello esprimente l'apoteosi dell’imperatore Francesco I austriaco, e alcuni dei molti rami che fece sopra i disegni del Kirckup e del Romani

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in rame nell’Accademia fiorentina di Belle Arti (1800), e da Maria Luisa quello di conservatore del Camposanto di Pisa (1807); dove aperta una scuola

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, come di tributi che si dovevano al suo merito. Tra i principali è quello dell’istituto di Francia, che lo volle socio corrispondente.

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un bel ritratto, che è tra le migliori cose sue. Fece pure il ritratto di Alessandro Rivani a mezza macchia, e a genere finito quello di Madonna Laura

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sue opere vogliono ricordarsi un Angelo del Maratta per la illustrazione della Galleria di Torino, un ritratto, dal Domenichino, quello del P. Vincenzio

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